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L’appello di Olexandra Matviichuk a Emmanuel Macron

Immagine del redattore: Jean-Marc AdolpheJean-Marc Adolphe

Oleksandra Matviichuk, Kiev, 26 dicembre 2022. Foto. Hennadii Minchenko/Notizie orientali


Almeno 20000 bambini deportati e 150000 fascicoli per crimini di guerra aperti dalle giurisdizioni ucraine. Il 24 febbraio 2025, a tre anni dall’inizio dell’invasione russa e mentre Emmanuel Macron si intratteneva a Washington con Donald Trump, les humanités hanno incontrato Oleksandra Matviichuk, premio Nobel per la pace nel 2022, direttrice del Centro per i Diritti Civili di Kiev et icona della lotta contro l’impunità dei crimini di guerra commessi dalla Federazione Russa contro la popolazione civile ucraina. Dalle deportazioni dei bambini ucraini alla sospensione delle sovvenzioni alla società civile decisa da Trump, passando per le mire imperialiste di Putin, la premio Nobel lancia un messaggio forte: non potrà esserci pace finché non sarà fatta giustizia, e giustizia non sarà fatta finché la dimensione umana di questa guerra non sarà rimessa al centro delle discussioni politiche sul destino dell’Ucraina.


les humanités - La prima domanda che vorremmo farle riguarda le deportazioni di bambini ucraini in Russia, che abbiamo abbondantemente documentato a partire dal settembre 2022 (1). Alcuni di questi bambini sono rilasciati, con il contagocce, dalla Russia, ma cosa sappiamo delle sorti di tutti quelli che ancora sono prigionieri sul territorio della Federazione Russa?


Oleksandra Matviichuk - Le autorità ucraine parlano di 20000 bambini, che sono stati rapiti e deportati dall’Ucraina illegalmente. Sono stati internati in campi dove viene loro spiegato che sono stati abbandonati dal loro paese e dalle loro famiglie, che non sono dei bambini ucraini, ma russi, e che saranno adottati da famiglie russe in grado di prendersi cura di loro. Nella maggioranza dei casi, hanno ancora la loro famiglia, che si trova o prigioniera in Russia, o nei territori occupati. Si tratta di bambini di età molto diverse. È un dato non indifferente, perché la giurisprudenza russa permette alle famiglie adottive di cambiare non solo il nome del bambino, ma anche la sua data di nascita, e questo complica molto le ricerche da parte delle famiglie d’origine.


les humanités - Malgrado la propaganda del regime russo e gli incentivi finanziari promessi dai servizi di Maria Lvova-Belova (2) e dal Cremlino, sembra che poche famiglie russe abbiano effettivamente voluto adottare questi bambini deportati. Ma allora, se parliamo di 20000 bambini – e forse sono anche di più – dove sono? Non si ha alcuna informazione sul luogo in cui si trovano. C’è ragione di preoccuparsi?


Oleksandra Matviichuk - Non è affatto semplice rintracciare il destino di ciascuno di questi bambini. Esiste qualche iniziativa che si è fatta carico della questione. Poco tempo fa è stato pubblicato un rapporto dell’università di Yale che parla del destino di questi bambini (3). Le ricerche mirano precisamente a comprendere il sistema architettato dal governo russo per rapire e far adottare questi bimbi, ad ogni stadio del loro percorso, partendo dall’esempio di alcuni di loro.


les humanités - Senza divulgare informazioni di cui possiamo immaginare il carattere confidenziale, il Centro per i Diritti Civili che lei dirige in Ucraina riesce ancora ad avere delle relazioni, per quanto ufficiose, con delle associazioni russe?


Oleksandra Matviichuk - Il Centro per i Diritti Civili fa parte dell’organizzazione russo-ucraina Gruppo di Contatto per la Difesa dei Diritti. Si tratta di un gruppo non ufficiale che si è creato per continuare a proteggere i diritti di chi ha subito il rapimento e altri crimini da parte della Federazione Russa. È grazie alle capacità di questo collettivo non ufficiale che i partners ucraini hanno ancora qualche contatto con i bambini che sono stati deportati.


les humanités - Tutto questo vale anche per i territori occupati dalla Russia? Si sa che certi giovani, arrivati all’età della coscrizione, sono stati arruolati nell’esercito russo. Lei ha delle informazioni che lo confermano?


Oleksandra Matviichuk - Nei territori occupati rimangono un 1,6 milioni di bambini ucraini, che sono sottoposti ad una cancellazione forzata della loro identità ucraina. Si insegna loro ad essere perfettamente ubbidienti, cioè li si riprogramma per vivere sotto un regime autocratico.


les humanités - … e con un programma di militarizzazione che comincia quando sono ancora molto giovani…


Oleksandra Matviichuk - Sono sottoposti alla militarizzazione dell’educazione fin dall’asilo. I genitori sono obbligati a mandarli in colonie considerate come delle colonie sportive, per il benessere dei bambini, e dove questi ultimi si ritrovano in uniforme, a maneggiare armi e a fare marce militari… La Russia di Putin prepara una nuova generazione di soldati, perché a 14 anni ottengono il passaporto russo e a 18 entrano nei ranghi dell’esercito. La Russia si prepara ad una guerra di lungo corso ed è ingenuo pensare che simili intenzioni riguardino solo l’Ucraina.


les humanités - Il premio Nobel per la pace che le è stato attribuito nel 2022 le ha portato la notorietà; ma le ha portato anche dei nuovi mezzi? Vista l’ampiezza dei crimini di guerra russi - crimini sessuali, deportazioni di bambini, tortura - in quanti siete al Centro per i Diritti Civili per lavorare su tutti questi fascicoli?


Oleksandra Matviichuk - Fin dall’inizio dell’invasione su larga scala siamo stati confrontati ad un lavoro enorme, ad una quantità colossale di crimini da trattare. Per questa ragione abbiamo dovuto unirci ad una decina di altre organizzazioni sul territorio dell’Ucraina, e abbiamo creato una rete di persone che documentano i crimini di guerra. Questa rete copre tutto il territorio ucraino, compresi i territori occupati.


les humanités - È per questa rete che lavorava la scrittrice Victoria Amelina, uccisa in un bombardamento russo nel giugno del 2023 (4)?


Oleksandra Matviichuk - Victoria apparteneva in effetti ad un’organizzazione che fa parte della rete di cui parlo. È lavorando insieme che, dall’inizio dell’invasione su larga scala, abbiamo documentato 81000 crimini di guerra. Quanto al premio Nobel: per anni le voci dei difensori dei diritti umani non sono state intese. Eppure, non hanno mai smesso di ripetere che i diritti umani e la pace sono inestricabilmente connessi. Quando si parla di militarizzazione dell’infanzia, non si tratta solo della violazione dei diritti del bambino, ma essa rappresenta anche un pericolo potenziale per la regione. Il premio Nobel ha reso queste voci udibili.


les humanités - C’è qualcosa di cui la stampa francese parla pochissimo: la giustizia ucraina, con dei mezzi senza dubbio insufficienti, sta comunque facendo il suo lavoro. Per esempio, l’uomo che aveva indicato all’esercito russo il ristorante di Kramatorsk dove è stata uccisa Victoria Amelina è stato arrestato e condannato. Non c’è soltanto la giustizia internazionale; la giustizia ucraina istruisce alcuni di questi crimini di guerra.

 

Oleksandra Matviichuk - Il sistema giuridico ucraino continua a funzionare a pieno regime ancora oggi, dopo tutti questi anni di guerra. Certo, il lavoro della Corte Penale Internazionale è molto prezioso, ma il 99% dei crimini commessi dalla Federazione Russa saranno documentati e giudicati dal sistema giuridico nazionale ucraino. Il problema risiede nel volume dei fascicoli da trattare. L’ufficio del pubblico ministero documenta e istruisce oggi 150000 fascicoli che riguardano crimini di guerra. È una cifra vertiginosa. Nemmeno il miglior sistema giuridico immaginabile non riuscirebbe mai ad assorbire una simile quantità di fascicoli da istruire. È la ragione per cui l’Ucraina ha bisogno d’aiuto.


Il team permanente del Civil Liberties Center, guidato da Oleksandra Matviichuk


les humanités - A questo proposito, la decisione di Trump di porre fine ai programmi dell’USAID (5) ha già delle conseguenze per certe associazioni e ONG ucraine?


Oleksandra Matviichuk - Concretamente, il Centro per i Diritti Civili non ha sofferto di alcun impatto diretto, ma personalmente constato già delle conseguenze negative sul funzionamento di alcuni dei nostri partners. Alcune organizzazioni rischiano di sparire. Nella fattispecie, si tratta di quelle che vengono in aiuto alle vittime di aggressione sessuale e tortura, e queste persone, com’è facile capire, non possono certo aspettare per essere aiutate…


les humanités - Lei ha detto che l’Ucraina ha bisogno d’aiuto. Si sente parlare quasi esclusivamente dell’aiuto militare. Certamente, l’aiuto militare è importante, ma non basta. Noi abbiamo cercato di organizzare un dialogo a questo proposito tra lei e Emmanuel Macron. L’ha già incontrato?


Oleksandra Matviichuk - Sí, ho avuto occasione di incontrarlo più volte nel corso delle mie visite a Parigi. Abbiamo evocato la questione della giustizia per i crimini che la Russia sta commettendo nel contesto di questa guerra. Perché è evidente che è la giustizia la condizione indispensabile alla pace nella nostra regione. Perché le forze armate della Russia che hanno commesso dei crimini di guerra simili in Cecenia, Moldavia, nel Mali e in altre parti del mondo, come in Siria, non sono mai state condannate. Pensano di poter continuare ad operare in questo modo criminale senza essere punite.


les humanités - Speriamo che questo dialogo con il presidente francese possa aver luogo. Lei l’ha già incontrato, ma da quando Trump ha preso le sue funzioni la situazione è radicalmente cambiata. Qui à les humanités pensiamo che sia importante che questo dialogo con lei sia pubblico. Ma anche senza aspettare fino ad allora, e alla luce della situazione di oggi, avrebbe una domanda o un messaggio da far pervenire al presidente francese?


Oleksandra Matviichuk - Sí. Vorrei esprimere due concetti. Il primo è che Putin non ha affatto cominciato questa invasione solo per occupare un pezzetto di territorio ucraino in più. Vede l’Ucraina come un ponte verso l’Europa e il suo fine ultimo è di distruggere l’Ucraina per arrivare in Europa, nella prospettiva di restaurare l’impero russo. È per questo che, se vogliamo la pace, bisogna trovare delle soluzioni che non si limitino a rimandare i sogni di Putin a più tardi, ma che li fermino, rendendoli impossibili. In secondo luogo, voglio attirare l’attenzione sul fatto che oggi, nelle cerchie politiche, si parla di risorse minerali, di elezioni in Ucraina e di molte altre cose, ma si omette di parlare della gente. Non si parla dei bambini che sono stati deportati in Russia; non si parla delle migliaia di civili che sono stati deportati e rinchiusi nelle prigioni russe, che sono sistematicamente violentati e torturati; non si parla della gente che, nei territori occupati, si è trovata faccia a faccia con gli occupanti, senza alcun altro interlocutore. Quello che chiedo personalmente al presidente francese è di riportare la dimensione umana al centro di ogni processo politico per l’Ucraina.


Dichiarazioni raccolte da Jean-Marc Adolphe, redattore capo di les humanités.


Intervista realizzata il 24 febbraio 2025 (qui), in francese e ucraino (traduzione assicurata da Ksénya Kravtsova, artista ucraina che vive in Francia) nel quadro di una giornata speciale “con e per l’Ucraina”, con il contributo di Galia Ackerman, Taras Beniak, Diana Klochko, Danylo Movchan, Christian Castagna, André Markowicz e un omaggio a Maksym Kryvtsov, Victoria Amelina, Grugoryi Choubaï (qui)


NOTE

(1). les humanités è stato il primo giornale in Francia a documentare e denunciare, in una serie di articoli apparsi a partire da aprile 2022, il rapimento dei bambini ucraini da parte della Russia nei territori occupati. L’ultimo articolo di questa serie, con un rinvio a quelli che l’hanno preceduto, può essere trovato qui.

(2). Commissario alla presidenza russa per i diritti dell’infanzia (sic), Maria Lvova-Belova è l’oggetto, con Vladimir Putin, di un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale. les humanités le ha consacrato una quarantina di pubblicazioni. Si veda per esempio: “La poutinasse rafleuse d’enfants”, pubblicato il 19 settembre 2022 (qui). (“Putinasse” è un termine intraducibile, che viene dalla contrazione fra “Putin” e “poufiasse”, termine spregiativo che indica una donna volgare, senza educazione, grossolana [n.d.t.]).

(3). Il rapporto di cui parla Oleksandra Matviichuk è stato pubblicato il 3 dicembre 2024 dal Conflict Observatory - Humanitarian Research Lab dell’università di medicina di Yale. Si tratta di un gruppo di ricerca che documenta i crimini di guerra nelle zone di conflitto e i cui rapporti contribuiscono significativamente al lavoro delle giurisdizioni internazionali, segnatamente la CPI (qui).

(4). Su Victoria Amelina, si può leggere, su les humanités, "Une suite pour Victoria Amelina", pubblicato il 4 luglio 2023 (qui). In Francia, con il titolo Regarder les femmes, regarder la guerre. Ukraine. Journal interrompu, le Edizioni Flammarion hanno appena pubblicato la prima opera di Victoria Amelina. Il manoscritto incompiuto di quest’opera era stato confidato prima della sua morte ad un’amica (416 pagine, 22 euro, qui). In Italia, si è parlato di quest’opera incompiuta alla XXXI edizione del festival letterario internazionale Una Montagna di Libri, in corso dall’inizio di dicembre 2024 a Cortina d’Ampezzo. Il diario interrotto di Victoria Amelina è presentato da Yaryna Grusha, che ne ha curato l’edizione (qui).

(5). L’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (in inglese United States Agency for International Development, abbreviato USAID) è l’agenzia governativa degli Stati Uniti incaricata dello sviluppo economico e dell’aiuto umanitario nel mondo. L’agenzia lavora sotto la supervisione del Presidente, del Dipartimento di Stato e del Consiglio di Sicurezza Nazionale. E’ stata creata nel 1961 con un decreto (executive order) del presidente Jhon Fitzgerald Kennedy. All’inizio del suo secondo mandato, Donald Trump ha deciso di sospendere tutti gli impegni presi - e i fondi versati - dall’USAID.


Sito internet del Centro per i Diritti Civili (Center for Civil Liberties): https://ccl.org.ua/en/

 

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